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Veronesi riapre il dibattito su polveri e blocchi delle auto

MILANO

Quando si parla di smog ┬½è meglio subito sgombrare il campo dai luoghi comuni, come quello secondo cui i telefonini provocano il tumore al cervello o per cui mangiare pane surgelato porta al cancro allo stomaco┬╗. Il professor Umberto Veronesi, parlando nella sala in cui gli operatori dellÔÇÖautomobile sono riuniti per ribaltare, dati alla mano, le convinzioni fin qui diffuse sulle quattro ruote ┬½cattive┬╗ nellÔÇÖinquinare le città, tiene a rimettere le cose a posto.

┬½Non è vero - dice Veronesi - che le polveri sottili (PM10) sono tra le principali cause di tumore ai polmoni. Dire questo significa perdere di vista il vero problema: il fumo di sigaretta, che resta causa dellÔÇÖ80% di queste patologie┬╗. Altrimenti non si spiegherebbe come mai a Vercelli lÔÇÖincidenza del carcinoma polmonare, con lÔÇÖ81,2%, è superiore che a Torino (53,9%) e come mai, ancora, in Lombardia a Varese, Como e Sondrio si muore di più che nellÔÇÖinquinata Milano.

I ricercatori del Centro Studi su Sistemi di Trasporto, presenti in sala, raccolgono la palla dal professore e vanno oltre il dato strettamente medico. Presentano il loro studio, commissionato da Unrae, lÔÇÖassociazione che riunisce le case automobilistiche estere, e dallÔÇÖAnfia, lÔÇÖassociazione che rappresenta la filiera italiana industria dellÔÇÖauto, con il patrocinio dellÔÇÖAci, e affondano le tesi che vorrebbero anche le auto più recenti corresponsabili dello smog da polveri sottili. Quindi smentiscono lÔÇÖutilità dei blocchi del traffico, delle targhe alterne, di tutte le limitazioni che coinvolgono le auto più recenti.

Il motivo è semplice: per le auto di nuova generazione, quelle che sul libretto di circolazione risultano compatibili con le direttive ┬½Euro 3┬╗ ed ┬½Euro 4┬╗, quelle di penultima e ultima generazione, lÔÇÖincidenza nellÔÇÖemissione di polveri sottili è minima, si piazza allÔÇÖ1-2% su scala nazionale (contro lÔÇÖ8% della voce generale delle vetture) e al 2,5-3% su scala metropolitana, contro il 20-22% delle auto prese nel loro insieme. Di qui il corollario: durante i blocchi di traffico, fermare anche le auto più nuove è inutile, visto che la riduzione di PM10 da gas di scarico apportata da queste è appena del 3%. Un beneficio che, nel caso delle targhe alterne, si riduce addirittura allÔÇÖ1%.

In totale, il trasporto stradale è artefice del 29% delle emissioni di PM10, il resto è addebitabile ad altro come le emissioni industriali, i processi produttivi e il riscaldamento. Anche per questo, secondo i ricercatori, la soluzione al problema andrebbe trovata al di fuori dei semplici blocchi della circolazione che nelle aree monitorate tra il 2004 e il 2005 - Milano, Torino, Roma e Bologna - hanno generato ┬½effetti sullÔÇÖandamento delle emissioni di PM10 generalmente contraddittori e sostanzialmente privi di una logica causa-effetto┬╗.

Come agire? Anzitutto considerando lÔÇÖincidenza di altri fattori, come lÔÇÖinfluenza delle attività produttive locali, che portano il PM10 a essere ben al di sopra dei livelli di guardia in località insospettabili, come Bormio, in alta Valtellina, in mezzo allÔÇÖaria fresca delle vallate alpine. Quindi considerando uno svecchiamento del parco auto. ┬½La realtà - dice Franco Lucchesi, presidente dellÔÇÖAci - è che finora abbiamo usato lo spauracchio dellÔÇÖinquinamento pericoloso per la salute per risolvere, coi blocchi, il problema del congestionamento del traffico che andrebbe affrontato diversamente┬╗.

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