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OT: cento anni fa a Piazza Marina (12.03.1909)


Ospite

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Esattamente 100 anni fa, alle 20,45' veniva assassinato a Palermo, a Piazza Marina, il tenente Joe Petrosino della polizia di New York.

La sua figura e la sua memoria ormai appartengono alla leggenda, come il suo coraggioso lavoro per combattere "la mano nera", antesignana di un fenomeno oggi noto come "mafia" o "cosa nostra".

Del delitto, eseguito da due sicari, fu accusato Vito Cascio Ferro, capomafia italo-americano, scarcerato in seguito grazie alla testimonianza di un esponente politico dell'epoca che gli fornì un alibi.

A Piazza Marina, nel luogo dell'assassinio, da qualche anno c'è una targa che ricorda Joe Petrosino; alcuni VOListi l'hanno anche fotografata quando hanno fatto visita a Palermo.

Posto una foto della targa e un link sull'operato di Joe Petrosino; lo faccio perchè Palermo e i palermitani non dimenticano.

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Joe Petrosino

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come non ricordare Ninni Cassara',Boris Giuliani,Libero Grassi,Padre Puglisi,Giovanni Falcone,Paolo Borsellino,...

ce ne sono altri ma questi sono quelli che mi sono venuti subito in mente,e per ognuno di loro c'e' una targa in memoria.

come dice bibo la memoria e' un'arma che hanno le persone per bene per ricordare cio' che altre persone per bene hanno fatto.

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La sua è una leggenda; se si tiene conto dei mezzi che la tecnologia dell'epoca offriva ... niente intercettazioni ambientali o telefoniche, niente pentiti, soltanto un fiuto di ottimo poliziotto e una onestà retta, integra.

Contava su una rete di informatori, pagati con finanziamenti ricevuti da Rockfeller, a Palermo si scontrò con una melliflua indolenza; chiese i fascicoli di molti mafiosi, emigrati negli States, ma li trovò inspiegabilmente vuoti, erano rimaste le carpette esterne. A Caltanissetta trovò un archivio integro, e potè ricostruire molti legami malavitosi.

Erano anni in cui l'Italia, unificata sotto il Regno da meno di un cinquantennio, si sbarazzava facilmente dei suoi cittadini meno probi, spedendoli all'estero, sovente con un bel passaporto nuovo e una fedina penale ripulita ... insomma esportavamo il meglio della nostra società.

Ecco perchè si formò un gruppo di italiani in USA che ben presto si dedicò alle estorsioni (il vocabolo "pizzo" nasce proprio lì e in quel periodo); la benevola legge statunitense dell'epoca sull'immigrazione consentiva di restare negli USA se non si avevano sulle spalle crimini nei 6 anni antecedenti. Petrosino voleva indagare anche per dimostrare che molti malavitosi italo-americani non avevano questo requisito, aveva capito che con "l'amicizia" giusta molti erano usciti dall'Italia.

A Palermo in quegli anni l'amministrazione Regia coincideva spesso con persone ben compromesse - se addirittura non organiche - con la malavita; e la malavita italo-americana teneva in questa terra ben salde le proprie radici, non si era ancora sviluppata una "cosa nostra" americana autonoma dalla Sicilia.

Lo stesso primo ministro Giovanni Giolitti, citato negli articoli linkati, pur senza mettere piede in Sicilia prese una gran messe di voti nelle elezioni che si tennero pochi giorni prima del 12 marzo 1909; non c'è da stupirsi che la presenza di Petrosino, che doveva essere in incognito, venisse spiattellata sui giornali per "bruciarlo". Storia, questa, che si è ripetuta in epoche più recenti e anche le collusioni dentro i palazzi non sono state soltanto nelle cronache di un secolo fa, ce ne sono di molto più recenti.

Petrosino venne quasi da agente segreto, e non da poliziotto; forse se avesse mostrato di più la divisa la "mano nera", che aveva un suo "codice", forse lo avrebbe risparmiato; lui rifiutò persino la scorta che il questore voleva dargli avendo avvertito il grande pericolo che correva. Il paragone con un generale dei carabinieri che circolava senza scorta per Palermo affiora spontaneo; e anche quel generale, che confidava in un "codice" mafioso rispettoso delle forze dell'ordine e delle donne, è morto ammazzato a Palermo nel settembre del 1982, e con lui la giovane moglie. In quei giorni sul luogo di quell'eccidio apparve un cartello vergato a mano che diceva "Qui è morta la speranza dei palermitani onesti". Il generale era Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Non si può, non si devono dimenticare certe cose; non vanno usate, non vanno strumentalizzate, ma sono fatti, qui sono morte persone che hanno lottato per una società più giusta. Quel poco che si può fare, ricordarli almeno negli anniversari, è un modo di rendergli giustizia, onore e per non rendere vano il loro sacrificio.

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Erano anni in cui l'Italia, unificata sotto il Regno da meno di un cinquantennio, si sbarazzava facilmente dei suoi cittadini meno probi, spedendoli all'estero, sovente con un bel passaporto nuovo e una fedina penale ripulita ... insomma esportavamo il meglio della nostra società.

Ecco perchè si formò un gruppo di italiani in USA che ben presto si dedicò alle estorsioni (il vocabolo "pizzo" nasce proprio lì e in quel periodo); la benevola legge statunitense dell'epoca sull'immigrazione consentiva di restare negli USA se non si avevano sulle spalle crimini nei 6 anni antecedenti. Petrosino voleva indagare anche per dimostrare che molti malavitosi italo-americani non avevano questo requisito, aveva capito che con "l'amicizia" giusta molti erano usciti dall'Italia.

Forse allora gli immigrati che vengono a delinquere avranno semplicemente imparato bene la lezione, ma noi abbiamo la memoria corta, è questo che ci frega.

O forse la fame, la sottocultura, l'oppressione giocano a tutti gli stessi scherzi.

Non c'è passato senza memoria, non c'è futuro senza passato.

P.S. La mia firma è una frase di Giovanni Falcone.

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questione complessa che un milanese non riesce a cogliere

c'è poca da capire e credo che lo sai..

da una parte sparano e scorre sangue,dall'altra costruiscono e/o investono soldi,gli stessi soldi.

il problema e in tutta italia,come è noto..

credo che piuttosto volesse dire che non è semplice; visto che il problema era già esistente 100 e passa anni fa riesce difficile comprendere come mai non si riesca trovare la soluzione, nonostante tutti gli sforzi e i sacrifici, anche in termini di vite umane, che sono stati fatti.

A me scoccia non poco la morbosa curiosità di alcune persone che vivono in altre parti d'Italia (PRECISAZIONE: nessuno dei VOListi lo ha mai chiesto, e lo considero un merito di VOL e dei suoi iscritti) che non appena entrano un pò in confidenza chiedono subito "E questa mafia com'è? E' così come dicono?" ecc. ecc.

Se fosse un fenomeno semplice anche quattro siciliani sempliciotti e un pò rincitrulliti sarebbero riusciti a sistemare la cosa; evidentemente non lo è, è un qualcosa terribilmente complicato da afferrare, sintetizzare, spiegare ... alcune cose non si possono spiegare, non ci sono parole, chi vive in regioni con forte densità mafiosa capisce, ma capire non sempre si traduce in un facile e semplice spiegare o in un facile e semplice agire.

Ecco, credo che vespamax, da quel che lo conosco, volesse dire che riconosce che il problema è articolato e complesso, complicato, incomprensibile a volte, che chi non ci vive in certe realtà non afferra l'ampiezza e la tortuosità del fenomeno; la frase poteva essere anche interpretata male, come un qualcosa di distante, o un atteggiamento del tipo "tanto sono problemi dei siciliani, a me non importa, vivo a Milano". Ma non è un ragionamento da vespamax, di questo ne sono sicuro.

Non era una spocchiosità, la sua, ma una onesta declinazione dei propri limiti cognitivi rispetto a qualcosa che ammette di non sapere comprendere in toto, non ha tutti gli strumenti per farlo. In questo dimostra ancora una volta di non essere un superficiale.

Eppoi Max non ha bisogno della mia difesa d'ufficio, è bravo di suo! 8)

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belle parole ragazzi..

gli anni passano e l'italia è ancora nella merda..tutta qulla gente è morta combattendo e

si ritrovano una targa di marmo..nord sud e centro chi in un modo chi in un altro

siamo tutti nella merda..sperimo che qulla gente non sia davvero morta invano..

che amarezza!

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Anche qui a Milano c'è la mafia, anzi ce n'è di tutti i tipi, ora pare abbia preso piede anche quelle provanienti dall'Asia, Europa del'est, ecc.. Purtroppo è un cancro in metastasi che sta minando la nostra societa'. La mafia è uno stato nello stato, ma qui si sconfina nella politica, quindi meglio non proseguire il discorso; l' importante è che ognuno di noi , anche con piccole cose si impegni a combatterla, ma soprattutto non dimentichiamo gli eroi che l' hanno combattuta rimettendoci la vita. Ciao

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sisisi

ho risposto così ma che max sia bravo e non abbia bisogno di difesa lo so,io l'ho capita come una frase "di provocazione"..

ma dici davvero che c'è chi ti chiede cosa è la mafia????mi sebra una cosa così strana..quasi di altri tempi la domanda!!

mio padre venne alla manifestazione per la strage di capaci insieme ad un sacco di altra gente dal nord e dal centro dove sto io e mi pare incerdibile che ci sia gente (con più di 15/16 anni) che si chiede "come è"..

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ma dici davvero che c'è chi ti chiede cosa è la mafia????

le solite chiacchere da bar sterili ed inutili, non valgono nemmeno il fiato che ci perdi ... l'ultima volta mi è successo un mese fa, il 13 febbraio per la precisione ... ho contato sino a 99.999 prima di rispondere.

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  • 1 anno dopo...

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