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"Ancora in Vespa da Milano a Tokyo"


Lorenzo205

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Con colpevole ritardo apro questo tread dedicato all'impresa che sta compiendo un utente storico di VOL, l'unico e inimitabile @SHITMAN - al secolo Fabio Cofferati - partito ormai qualche giorno fa alla volta del Giappone per rievocare le gesta vespistiche dell'indimenticato Roberto Patrignani.

Sarà mia premura riportare in questa discussione gli aggiornamenti che Fabio, quando può, pubblica su Facebook, così da avere traccia anche nel nostro forum di questa impresa che vede VOL in qualche maniera partner.

Questa la presentazione con le motivazioni del viaggio:
 

Nel 1960 Roma ospitò i giochi della XVII Olimpiade. Nel 1964 toccò a Tokyo: in quell’anno ci fu un uomo che si travestì da tedoforo motorizzato per portare un trofeo donato dal Vespa Club d’Europa fin nel Paese del Sol Levante.
Quell’uomo fu Roberto Patrignani, che a cavallo di una Vespa 150cc partì da Milano e macinò la bellezza di 13.000 km in 85 giorni, per arrivare a Tokyo e stringere la mano al signor Daygoro Yasukawa, Presidente dell’allora Comitato Olimpico giapponese, indi consegnargli il trofeo in segno di buon auspicio e amicizia tra il popolo italiano e quello giapponese.
Fu un viaggio difficile, non privo d’inconvenienti; ma l’ardire di Patrignani fu grande, tanto da diventare per molti vespisti un punto di riferimento e un esempio da seguire negli anni a venire.
Come ben sapete, nel 2020 Tokyo ospiterà di nuovo le Olimpiadi (dal 24 luglio al 9 agosto), la storia si ripete e sarebbe bello in quest’occasione rinsaldare il patto di amicizia tra Italia e Giappone, ripetendo il viaggio – 56 anni dopo – con gli stessi crismi e lo stesso spirito di allora.
Roberto Patrignani nel 2008 ha lasciato questo mondo terreno, ma il suo spirito lo possiamo ancora percepire dai suoi libri: racconti di sogni e di avventure che hanno contagiato anche me…
 

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I DONI
Il pretesto del viaggio di Roberto Patrignani fu la consegna di un trofeo donato al CIO giapponese dal Vespa club d'Europa. La storia deve continuare, possibilmente nel solco della tradizione. Per questo, per ideare e realizzare il dono da portare in terra nipponica ho preso ispirazione dal "gran prix d'excellence", il premio in assoluto più ambito in campo vespistico. Il trofeo era assegnato al club nazionale che si distingueva nel corso dell'anno per meriti organizzativi. Il mio premio è un mappamondo in ceramica i cui continenti sono placcati oro, mentre sull'anello vi sono cinque Vespa in lega di peltro simboleggianti i cinque continenti. Sulla base in legno pregiato invece, la placchetta recante il logo del Vespa club d'Europe e la data 1964-2020.
I doni per il Vespa Club Tokyo saranno forse meno preziosi, ma molto suggestivi:
-Una Vespa in zama, su base in legno pregiato;
-Una pergamena scritta di pugno dai figli di Roberto Patrignani, Franco e Marzia;
-Una copia del libro "Vespa 98, risorgere su due ruote" con dediche speciali dei due autori Paolo Zanon e Roberto Donati. Questo non è un libro comune. E' stato infatti donato dalla tipografia TEP di Piacenza, nella persona di Camillo Concari. Si tratta della prima copia uscita dalla macchina nell'ormai lontano 2010 ed era custodito nella teca dell'azienda, come campione.
Per la realizzazione dei premi devo ringraziare Luigino De Calli e Cesare Sgorbini; senza il loro prezioso aiuto e la loro pazienza, non avrei ottenuto questo risultato.
Questi doni non viaggeranno con me, ma saranno spediti, proprio come fece nel 1964 il Vespa Club d'Europe.197903616_10225664018572854_257699051475196638775_10225664021492927_332919000218196586142_10225664019932888_866264794054
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PROVE DI MONTAGGIO
Vi illustro alcune modifiche che apporterò a Mugen:
-nella zona sotto la sella ho applicato un portaoggetti anni 60 che mi ha donato un caro amico. Questi accessori erano originali Piaggio, ma solo per il mercato indiano. In questo viaggio bisogna sfruttare lo spazio a dovere...
-il serbatoio supplementare posizionato dietro alla scudo viene anch'esso dal mercato asiatico, precisamante da Saigon, dove sapienti mani artigiane hanno plasmato la lamiera ad arte. Contiene più di 8 litri di carburante, che sommati ai 10 del serbatoio maggiorato mi garantiranno più di 400 km di autonomia (i due serbatoi saranno collegati).
-una delle parti deboli del telaio è lo scudo, che con le vibrazioni tende a crepare. Per ovviare a questo inconveniente è stata maggiorata la piastra vicino al cannotto di sterzo. Al tempo stesso anche i fori del perno motore sono stati dotati di rondelle più spessorate, così come i fori targa dove verrà fissato il portapacchi.
-nei miei viaggi il parabrezza è un accessorio irrinunciabile, però nei modelli anni 60, fissare le staffe al manubrio è un problema. Allora ho pensato di saldare direttamente due robuste piastre di alluminio che dovrebbero sostenere senza problemi anche i fari supplementari.
-altro problema delle vespe don ruote da 8" è la frenata. Aumentando le prestazioni, è necessario aumentare anche l'efficienza dei freni, soprattutto in vista delle strade dissestate che mi attendono. Ma aumentando di diametro i ceppi freno, è obbligatorio montare cerchi con una sezione diversa, atta ad ospitarli. Un amico appassionato ha realizzato questo kit composto da tamburi in acciaio ricavati dal pieno e cerchi in lega scomponibili tipo Vespa "sei giorni". La spesa è stata notevole, ma la mia sicurezza viene prima di tutto. Va bene rischiare, ma andarsela a cercare...
 
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LET’S GO!
Finalmente si parte! Dopo mesi di incertezze, negli ultimi giorni ho ricevuto buone notizie e rassicurazioni dalla Russia. Per quanto riguarda l’ingresso in Giappone, risulta ancora difficoltoso, ma non impossibile e confido che la situazione in piena estate possa migliorare. Leggete attentamente il programma di viaggio qui sotto. Diciamo che è definitivo al 90% , potrebbe cambiare qualcosa, ma vi avviserò per tempo. Per la prima volta non viaggio allo sbaraglio, ma mi vedo costretto a pianificare le tappe e avere una tabella di marcia.
Prima della partenza ufficiale da Milano, per poter salutare tutti, ho deciso di fare un mini-tour partendo dal paese dove abito, proseguendo per il paese dove sono nato e concludendo presso la sede del mio Vespa Club di appartenenza.
12 Giugno 2021: RODAGGIO TOUR (Le false partenze).
Salsomaggiore Terme (PR) davanti alle Terme Berzieri. Dalle ore 9,00 ritrovo, saluto delle autorità e convenevoli. Ore 10: Partenza.
Villanova Sull’Arda (PC) presso Ospedale G.Verdi (Centro Nazionale Paralimpico del Nord Italia). Dalle ore 10,45 ritrovo, saluto delle autorità, convenevoli. Ore 11,30: Partenza.
Piacenza, Via gramsci 101 (Bar Country), sede del Vespa Club Piacenza. Dalle ore 12,30 Brindisi e saluti finali, indi trasferimento a Milano.
13 GIUGNO 2021: PARTENZA UFFICIALE RAID MILANO – TOKYO.
Milano presso Torre Vespa, Corso Sempione 43, angolo via Trebazio.
Dalle ore 10 ritrovo, saluto delle autorità e… facciamo un po’ di casino! Ore 12: Partenza insieme a Franco Patrignani in sella alla Vespa del padre, Vespa Club Milano e tutti gli amici che vorranno accompagnarmi per qualche chilometro.
Arrivo previsto nel tardo pomeriggio a Coira (Chur), Svizzera. Serata conviviale con gli amici del locale Vespa Club.
Intendo arrivare a Mosca in 5 giorni, ovvero nella serata di Venerdì 18 Giugno, quindi trascorrere il week-end nella capitale russa ed incontrare i vespisti locali
Dopo Mosca inizierà la mia maratona verso Est: sei giorni di guida e un giorno di riposo. Intendo percorrere mediamente 500 km al giorno in modo da essere in tre settimane sulla costa Pacifica. Ho ipotizzato l’arrivo a Vladivostok Lunedì 12 Luglio, salvo imprevisti.
Qui dovrò disbrigare le pratiche di imbarco, dato che la nave per il Giappone parte ogni Mercoledì. Facendo scalo in Corea del Sud, in poco più di due giorni dovrei giungere al porto di Sakaiminato.
Alle ore 9,00 del 16 Luglio dovrei toccare il suolo giapponese. Qui dovrò recarmi nella cittadina più vicina per disbrigare le pratiche doganali.
In Giappone, in accordo col Presidente del Vespa Club Japan, farò tre tappe dove di volta in volta incontrerò i vespisti locali.
Prima tappa Hiroshima, Sabato 17 Luglio,
Seconda tappa Osaka, Lunedì 19 Luglio,
Arrivo a Tokyo Mercoledì 21 Luglio – festeggiamenti da definire.
Le Olimpiadi inizieranno il 23 Luglio, ma causa pandemia, sarà molto difficile che possa consegnare il Trofeo al CIO. In ogni caso, la mission del mio viaggio è la fratellanza tra i popoli e la celebrazione del 75° anniversario della nascita della Vespa, che festeggeremo insieme agli amici vespisti giapponesi.
 
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Chi semina raccoglie.
Finalmente (o purtroppo) sono solo e adesso il viaggio proseguirà un po' più speditamente. È stata una tre giorni veramente massacrante, il suggello di mesi di duri preparativi. Preparativi difficili, estenuanti, che mi hanno fatto vacillare più volte e prendere anche in considerazione l'ennesimo rinvio del viaggio. Ma in questi mesi e soprattutto negli ultimi giorni ho ricevuto delle manifestazioni di affetto veramente commoventi. Da vecchi amici, da amici sinceri, da conoscenti e anche da semplici sconosciuti. Hanno avuto parole e gesti speciali per me, mi hanno messo al centro dell'attenzione, mi hanno coperto di affetto e perfino coccolato. Senza presunzione posso dire che tutto il bene che ho dato negli scorsi anni, per la legge del Karma, mi sta tornando indietro. Non ho mai fatto niente per interesse, non ho mai mentito, forse a volte a me stesso. Sono sempre stato onesto, leale, sincero e ho sempre cercato di aiutare tutti nel limite delle mie possibilità e a volte anche oltre. Ho messo in Vespa tanta gente per il semplice piacere di avere più amici, perché è meglio una torta in tanti, che una merda da solo. Ho dato ospitalità a gente che non conoscevo, un piatto di pasta e un bicchiere di vino a casa mia ci sarà sempre per tutti. Ho regalato pezzi a ragazzi che venivano da me con occhi pieni di passione, ho aiutato, consigliato, supportato tanti amici solo per il piacere di farlo. Poi bestemmio, mi incazzo, sono disordinato, smemorato, incasinato, con la testa tra le nuvole. Ma a volte le nuvole volano veloci verso sogni non comuni. Sarà la componente romantica? Sarà la passione per la storia, sarà per la voglia di rompere le regole dell'omologazione... tant'è che i sogni a volte diventano realtà. E quando capisci che il tuo sogno è anche quello di altri, allora tutti i tuoi sforzi non sono stati vani. Domenica abbiamo reso omaggio alla tomba di Roberto, eravamo in pochi, ma buoni. Roberto avrebbe approvato e sorriso. Ad un tratto mi giro verso Franco Patrignani e non vedo più il ragazzone sicuro di sé, sempre composto ed educato. Cerco nel suo viso e colgo profonda emozione. Capisco di aver toccato i tasti giusti, realizzo in un attimo che "il viaggio continua"... attraverso di me. Lo abbraccio forte, quasi a proteggerlo. Sento di volergli più che bene. Personalmente il mio trofeo l'ho già consegnato. La mia missione finisce qui, negli occhi e nel cuore di Franco, Marzia e Connie. Persone fino a qualche anno fa sconosciute, ma che grazie alla Vespa, ai racconti di Roberto, alla mia passione; sono entrate nella mia vita e resteranno per sempre. Grazie è poco, ma in questo momento non ho altro con cui sdebitarmi. Grazie anche a tutti voi. Non svegliatevi mai, continuate a sognare!
 
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17 giugno

Un'indovina mi disse:"non invadere la Polonia,", ma io l'ho invasa pacificamente e sono felice. Stamattina, dopo aver dormito in albergo a 1.000.000 di stelle, mi ha svegliato questa allegra combriccola di ROM, diretti in Romania dalla Spagna. Alcuni di loro non si volevano fare fotografare (non so perché). Dopo che se ne sono andati, hanno lasciato una miriade di rifiuti. 570 km sotto il sole e arrivo in Polonia a Cracovia, Dove vive Matteo Marchisio, il cugino di Patrignani. Bellissima accoglienza. Domani visita alla città e...sorprese che non vi anticipo!

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18 giugno

La dura vita del vespista.
Ho perso gli occhiali. Purtroppo dopo la tappa-tenda mi sono reso conto di averli persi. Siccome ci vedo come Enrico la talpa di Lupo Alberto, sono andato da un ottico e devo rimanere forzatamente a Cracovia fino a Lunedì mattina, giorno in cui me li consegneranno. Oggi ho approfittato per lavarmi i panni, visitare la città, trovare un O-ring per il mio serbatoio supplementare, dato che si era rotto e pisciava benzina. Ho fatto un giro in città a piedi e in bicicletta. Alcune persone mi hanno riconosciuto dopo avermi visto al TG e hanno voluto complimentarsi con me. La mia fame mi precede. Ormai in polacchia sono una star e i polognesi sono molto simpatici.
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21 giugno
 

Sequestrato e coccolato dalla famiglia Marchisio a Cracovia. Fino a qualche giorno fa, non sapevano nemmeno chi fossi. Matteo e Marta, coi figli Karol e Pavel, mi hanno aperto la porta di casa e del cuore. Hanno fatto di tutto e di più per farmi sentire a mio agio. Matteo è un istrione, mai fermo, sempre agitato. E se ti fai coinvolgere da lui, anche tu vieni travolto. Nei giorni di permanenza mi ha organizzato le interviste e gli incontri, quasi fosse il mio manager. Il risultato è che la gente mi ferma per strada per stringermi la mano o per fare un selfie. Ho avuto bisogno di un tubo per la benzina: regalato. Di un O-ring: regalato. A Osvecim, ci siamo fermati in un hotel a fare colazione, è uscito il titolare e ha offerto lui. E Matteo gettava il carico a coppe, facendo vedere a tutti l'intervista in TV. (Io un po' mi vergognavo...). Stamattina finalmente a mezzogiorno ho ritirato gli occhiali, manco a dirlo, le ragazze del negozio ci hanno fatto lo sconto e preteso una foto. Alle 13,30 sono ripartito alla volta di Varsavia. Il caldo non molla e sotto il solleone, macino 320 km di cui i primi 40 incolonnato tra lavori e deviazioni. Poi la strada diventa a due corsie e il paesaggio mi ricorda la campagna francese, successivamente diventa foresta di pini e man mano che ci si avvicina alla capitale, l'urbanizzazione cresce. In città cerco il posto dove avevo prenotato per dormire, ma mi rendo conto che sulla mia cartina non compare nemmeno lo stadio (costruito nel 2012 per gli europei!!!). Sarà ora di comprarne una nuova??? Chiedendo ai passanti, alla fine l'ho trovato. In queste immagini, un sunto dei giorni Cracoviensi (o Cracovici ?!). Domani nuove sorprese dalla capitale della Pollandia.
 
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22 giugno
La visita a Varsavia è iniziata stamattina con la ricerca del Piaggio center, sede del Vespa Club Polonia. Ho conosciuto il presidente Sebastian. Curioso che lo stesso negozio venda sia Harley Davidson che Vespa. Giornata molto calda e afosa, come da una settimana a questa parte; atipico per la stagione, qui in Polonia. Il pomeriggio una vasca in centro, dove ogni tanto qualcuno mi riconosceva e mi salutava col pollice all'insú. Molti italiani pensano a una Polonia stereotipata, figlia del comunismo, ma ciò che vedo sembra più Toronto. Gli aiuti europei hanno contribuito ad una crescita esponenziale in tutti i settori. La giornata è culminata con l'invito alla camera di commercio Italiana, invitato dal signor Piero Cannas e all'ambasciata d'Italia, su invito dell'ambasciatore Aldo Amati, di Bergamo. Non posso che essere onorato di tante attenzioni, non me lo sarei mai aspettato. Domani si prosegue verso nord.

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23 giugno
Giornata impegnativa. Ieri sera a Varsavia è piovuto e la temperatura si è abbassata un po'. Stamattina sono partito alle 8 dalla capitale e ho puntato verso nord, ma alle 10 c'era già un caldo bestiale. Mi dicono i locali che questa bolla di calore qui è inusuale. E ci credo. Autostrada e superstrada fino a Bialystok, poi sono entrato in una foresta (il Wigierski park) dove vivono gli ultimi esemplari di bisonte europeo. Non ne ho incontrati (per fortuna) ma il panorama è mozzafiato. In tutta la Polonia ho visto molte cicogne, sembra proprio che sia il posto adatto per nidificare. Vedo anche molte mucche, pecore e cavalli che pascolano in enormi tenute, quasi allo stato brado. Arrivato al confine con la Lituania, il paesaggio cambia radicalmente. La vegetazione lascia il posto a distese infinite di coltivazioni (frumento, mais, soia, fragole, patate e ribes). Questi prodotti sono anche proposti in vendita ai bordi della strada dai coltivatori diretti. Il mio obiettivo è arrivare entro l'ora di cena a Siauliai, detta anche "sun city", dove ad attendermi c'è la signora Laimute, madre della mia amica Milda Muleviciute , che vive a Salsomaggiore. 620 km in 10 ore. È stato un tappone alpino, ma alla fine Mugen mi ci ha portato sano e salvo. A proposito, ho potuto finalmente calcolare i consumi, che si attestano intorno ai 31km/litro, viaggiando a una media di 90km/h a filo di gas o poco più.

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24 giugno

Le due Milano-Tokyo si incontrano! Oggi a Siauliai ho visitato la città, pressoché deserta, dato che qui è festa nazionale. Nel pomeriggio è arrivato da Riga Guido Guerrini , che, partito il 10 Giugno dall'Arena Civica di Milano, intende unire le due città olimpiche (Milano-Cortina 2026 con Tokyo) alla guida di un'auto ibrida elettrica/benzina/metano. Ne esistono pochissime omologate al mondo e sono tutti progetti di ditte italiane. Seguitelo sulla pagina Milano Cortina Tokyo 2021 - Ripartiamo insieme ! Abbiamo visitato la famosa collina delle croci, distante solo 8km dalla città. Luogo suggestivo, forse ultimamente un po' troppo invaso dai turisti. Rientrando a Siauliai per una birra, poco dopo scoppia un terribile temporale che allaga completamente le strade. Ci facciamo coraggio e ritorniamo ai nostri mezzi. La Vespa naviga a vista, con l'acqua che arriva oltre la pedana e mi bagna le scarpe. La marmitta gorgoglia sott'acqua e io ho una paura fottuta che si spenga e mi lasci in panne nel bel mezzo del temporale. Fortunatamente arrivo a destinazione sano e salvo, ma fradicio.

 

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Il problema di oggi era trovare dove fare un tampone antigienico per poter entrare il Lettonia. Per fortuna da un paio di giorni la legge è cambiata e non serve più il molecolare, che mi avrebbe fatto perdere un giorno in più. L'amico Guido Guerrini mi aveva messo in guardia dai Lettoni, schierati sul confine col coltello tra i denti. Da quando sono partito non ho ancora fatto nessun tampone, non sono vaccinato e quindi, rischiare 500€ di multa, non era proprio il caso, dato che non sono ricco come Dario Capatti . Trovato un laboratorio in una cittadina a 5km da Siauliai, prenoto e alle 13,30 mi fissano l'appuntamento. Arrivo lì, bello come il sole e intanto che aspetto l'esito, consumo un' insalatina (il panino sporcaccione l'avevo già mangiato) e mi viene in mente il capitolo del libro di Patrignani intitolato "Pasti da sella" contenuto nel libro "Torno subito". Ritirato l'esame, ritorno per un ultimo saluto a casa della signora Leimute, dopodiché parto alla volta di Rīga. E non pensate subito a
Al confine, vedo i doganieri nel gabbiotto, seduti, che mi osservano arrivare. Senza alzarsi, pigramente, uno agita il braccio destro facendo segno di passare. Sono di là. Senza problemi e senza controlli. O avranno visto che ero un disperato, che chissà da dove venivo... oppure...se cominciamo a controllare poi non si sa dove andiamo a finire... Sta di fatto che mi aspettano almeno 70 km di rettilineo in mezzo al nulla; altro che "il rettilineo è una tortura", qui si rischia di cadere per il sonno. Arrivo a Riga alle 18 e incontro Lino Carini e Andina (lui di Salsomaggiore e lei di Riga) che sono qui per un matrimonio e mi avevano contattato la mattina stessa. Passiamo la serata insieme, sbocconcellando qualcosa. Andina è nata qui e mi ha racconta la storia di ogni pietra della città. Rīga è meravigliosa, multietnica, qui si incontrano religioni e culture diverse. Ci vorrebbero almeno 10 giorni per girarla e scoprirla tutta!
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27 giugno (1)

Cofferati-Russia 1-0.
Non potete capire il mio stato d'animo. Oggi ho rischiato l'infarto almeno 18 volte. Come detto, ieri c'è stato un colpo di scena incredibile. Nel pomeriggio, mentre stavo salendo a Narva per consegnare le armi, gli amici della Milano Cortina Tokyo 2021 - Ripartiamo insieme mi inviano un messaggio di richiamarli subito. Sono diretti anche loro a Narva, dopo essere stati respinti due volte dalla dogana di Terekova a causa di cavilli burocratici. Guido mi dice che Mimmo, il suo compagno di viaggio, si è procurato un numero considerevole di visti da rivendere ai tifosi che vogliono assistere alle partite dell'Europeo. Si tratta di visti speciali che durano fino alla fine del campionato (12 Luglio). Guido gli ha raccontato la mia situazione e lui è così entusiasta del mio viaggio che decide di donarmi l'ultimo rimastogli (!!!) La sera ci accordiamo per tutte le mosse da seguire il giorno dopo e la mattina siamo pronti, coltello tra i denti, ad affrontare i doganieri. La mattina, dopo la colazione, verso le 11 siamo operativi. La prima cosa da fare è pagare una tassa di 5€ per l'espletamento delle pratiche estoni in un deposito doganale distante 5 km dalla città. Poi si ha tempo 20 minuti per andare al cancello della dogana Estone. (Ma non potevano farci pagare in loco???). Dalla parte Estone mi chiedono i documenti personali e della Vespa. Mi lasciano passare ed è già un buon segno, dato che se qualcosa non torna, di là dal ponte non ti ci mandano. Il ponte è una gabbia, mi sembra di essere nel film "sorvegliato speciale". Alla sbarra, mi viene misurata la febbre, fatto il tampone e un primo controllo ai documenti. Mi mandano in dogana russa ed io sono già contento, perché per lo meno, il suolo russo l'ho già toccato. C'è poca gente, ma resterò dentro fino alle 15, dato che l'agente non riesce a leggere il mio libretto (del 1963) nonostante il mio aiuto. Ho poi dei problemi nella compilazione dei documenti di dichiarazione doganale (sono scritti in russo e in un inglese ignobile), ma alla fine, dopo un'ora, mi perquisiscono i bagagli e ho il via libera per andare. In questo lasso di tempo ho avuto paura più di una volta che mi trovassero qualche cavillo da contestarmi, ma alla fine è andato tutto liscio.
Anche i miei amici superano tutti i controlli e usciamo dalla dogana quasi in contemporanea. Urla liberatorie anche da parte loro, dato che negli ultimi giorni erano stati un po' troppo sotto pressione.
Mangiamo qualcosa insieme, compro una scheda telefonica russa e poi le nostre strade si separano: io vado verso Saint Petersburg e loro verso Mosca. Durante il tragitto urlo e canto sotto il casco. Non potete capire! Questa è anche più grossa della conquista di Capo Nord. Arrivo in città verso sera e non ho nemmeno il tempo di posare i bagagli che già vengo preso in consegna dai ragazzi de locale Vespa Club. Mi portano a bere una birra (4) e poi mi scortano per la città per un tour notturno.
Se sono in Russia lo devo a Guido, che mi ha sempre seguito e sostenuto, e che fino a 4 mesi fa, manco lo conoscevo.
A Mimmo, che fino a ieri manco lo conoscevo.
Ad Alberto Bortoluzzi,che prima di partire mi diede il talismano che vedete nell'ultima foto e mi disse: "ho fatto la macumba, questo ti aiuterà a passare la dogana russa"! E così è stato!
Ringraziate loro, se l'avventura Milano-Tokyo continua!
Io da parte mia, sono solo un interprete travolto dagli eventi.
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San Pietroburgo, 28 giugno

 

Oggi ho voluto rendere omaggio a Vladimir Kharitonov , amico sincero e vespista vero, sempre pronto a fare festa e divertirsi. Persona rara e leale. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, quando passò da casa mia nell'estate 2019. Purtroppo perse la vita il 26 Giugno 2020, investito sulle strisce pedonali da un'automobile. Vladimir amava l'Italia e ogni anno veniva per viaggiare in lungo e in largo sulle nostre strade. Si è fatto tanti amici nel Belpaese, soprattutto al sud, dove lo ricordano con affetto: era l'amico che tutti volevano avere. Al cimitero di San Pietroburgo è in prima fila, come sempre. Il caso ha voluto che il primo anniversario cadesse proprio il giorno del mio arrivo in città. Buona strada, amico mio, amico di tutti.

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29 giugno - San Pietroburgo

Cosa mi rimane della due giorni (e mezzo) a San Pietroburgo? Tantissimo. Innanzitutto è la città più grande in cui sia mai stato, ha quasi 6 milioni di abitanti, inoltre in questi giorni è invasa dai turisti per le notti bianche e gli europei di calcio. Sono arrivato proprio in un periodo speciale. La città, capitale della Russia per molti anni e attualmente capitale culturale, ha tanto da offrire e ci vorrebbero veramente diversi giorni per scoprirla a fondo. I ragazzi del locale Vespa Club, soprattutto Ilia Lebedko, mi hanno accompagnato nel traffico caotico per vedere le cose più belle, a partire dal locale dove si ritrovano per stare insieme (il Bran), che sembra un centro sociale.
Lunedì sotto una pioggerellina insistente abbiamo visitato la zona dove sorge il nuovo stadio e la torre Gazprom, alta 462 metri (quasi ultimata) e portato un fiore sulla tomba di Vova.
Oggi invece sono andato dove è ormeggiato l'incrociatore Aurora, una nave pregna di storia, poi nel pomeriggio, visita all' Ermitage. Sono entrato dalla porta sul retro grazie alla madre di uno dei vespisti, che vi lavora come archivista da 42 anni e ci ha scortato personalmente per le sue enormi stanze. Mi sono riempito gli occhi di bellezza, anche se ci vorrebbero due giorni per visitarlo tutto.
Parlando della situazione Covid, è obbligatoria la mascherina all'interno dei locali, anche se a dir la verità, pochi la usano. I russi fanno sempre come vogliono loro... Qui la situazione contagi è molto tranquilla, anche se ufficialmente siamo in lock-down. A Mosca è più grave, mi dicono...lo scoprirò presto, dato che domani mattina riparto in direzione della capitale.
 
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30 giugno
 

Inizia la Russia. Quella vera.
Da San Pietroburgo a Mosca sono 710km. Ho due alternative: o l'autostrada o la statale. Scelgo quest'ultima non tanto perché l'autostrada è cara, ma perché mi dicono che le stazioni di servizio sono molto distanti una dall'altra. Non posso fare tutto il tragitto in giornata e allora elaboro un piano: se fa bel tempo faccio 500 km e arrivo a Tver. Se piove, ne faccio 200 e arrivo a Velikij Novgorod. In mezzo ci sono solo paesini dove non sono sicuro di trovare da dormire.
Per uscire da San Pietroburgo sono 30 chilometri di traffico, semafori snervanti, automobilisti non proprio disciplinati. Parto con un bel sole, che promette bene. La statale, fuori città, è a doppia corsia, ma è una selva di camion e furgoni. Dopo diversi chilometri di incolonnamenti, finalmente il traffico inizia a scorrere in mezzo alla foresta. Rettilinei infiniti e qua e là monumenti e cimiteri in memoria dei soldati caduti durante la seconda guerra mondiale. Qualche agglomerato di case di legno, che anche se sembrano fatiscenti sono per la maggior parte abitate, qualche venditore improvvisato. Ogni tanto un gruppo di casette microscopiche, messe tutte in fila, che vendono tabacchi, ortaggi, souvenir, cucinano e fungono da bar. Sembrano centri commerciali ante litteram. Ci sono anche stazioni di servizio moderne, ma pochissimi ristoranti e di alloggi nemmeno l'ombra. Supero Novgorod ancora col bel tempo e...dopo 50 km inizia a piovere. La temperatura si abbassa. Mi fermo, metto una felpa e indosso la cerata. Faccio un centinaio di chilometri sotto l'acqua, che intanto ha aumentato d'intensità. Ormai zuppo e infreddolito, decido di fermarmi in un distributore per aspettare che spiova un po'. Dall'altra parte del piazzale c'è un hotel. Aspetto un paio d'ore e infine vado a bussare alla porta dell'albergo. È chiuso 😢 aspetto ancora un pochino e finalmente smette. Naturalmente tutti i miei piani iniziali vanno a ramengo e io rimango trombato come al solito. Riparto con l'intenzione di fermarmi nella prima cittadina, vada come vada. I camion che mi sorpassano lanciano secchiate d'acqua e la Vespa più che una moto sembra una barca squassata dal vento e dalle onde. L'asfalto è buonissimo, ma random, appaiono buche piccole ma profonde più di una spanna. Se ci finissi dentro con le mie ruotine, salterei lá come un salame, con seri danni. Non mi va più di proseguire, ormai sono le 18,30 e spero di trovare una sistemazione.
Fortunatamente nella cittadina di Visnij Volocek trovo un albergo dignitoso. Una singola con bagno in camera e colazione costa 1900 rubli (meno di 22€) e soprattutto c'è l'asciugacapelli!!!😁. Vespa parcheggiata vicino all'ingresso come una star e guardata a vista dalle telecamere.
Mi lavo, asciugo i panni col phon ed esco per mettere qualcosa sotto i denti. Mentre attraverso la strada sulle strisce e col semaforo verde, una tipa parte a tutto gas e a momenti mi investe. Me la sono vista veramente brutta. E questa demente non si è neanche fermata! Non sono stato asfaltato da qualche camionista fin qua e mi tocca morire da pedone ?!?!?
Va bè... è passata. Alcune considerazioni a margine: ci sono auto civetta della polizia che non sospetteresti mai (vedi la 124 in foto, se ingrandite, sul sedile, c'è una giacca da poliziotto), ci sono altre auto civetta, sempre vecchie, con l'autovelox montato sul tetto, sporgente dal vetro posteriore o sul cavalletto, sempre nei pressi dell'auto. Mi consigliano vivamente di rispettare sempre i limiti e in effetti ci sono trappole e telecamere ovunque, anche nascoste, poi altri dispositivi di rilevazione di cui ignoro lo scopo.
Non c'è benzina verde, ma solo 92 e 95 ottani. La 95 costa 0,55€ al litro, la 92 50 centesimi. In generale i prezzi sono bassi. Con 3 euro puoi mangiare un piatto di plov (piatto unico con riso, carne, verdure oppure pollo, che puoi trovare cucinato in mille modi) e bere del kompot (bevanda paglierina, dolciastra, servita calda o fredda, molto dissetante). I palazzi non hanno il piano terra (o zero), si parte da uno. Il primo piano è il 2 e così via ...
Il momento più bello della giornata...? Un vecchio benzinaio che non masticava una parola di inglese (come la maggior parte, da queste parti), entra nel gabbiotto, esce e mi mette in mano una moneta, dicendo:"souvenir, souvenir!" Erano 20 copechi del 1933. Mi sono commosso!
 
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1 luglio 2021.... MOSCA!!!!

In Vespa 🐝a Mosca🪰.
Fa già ridere di per sé. Ma quando due insetti così diversi si incontrano, ne succedono delle belle!
PS considerato che la piazza Rossa è uno dei luoghi più sorvegliati del mondo, considerato che ci sono metal detector ovunque, considerato che i poliziotti ti guardano a vista...quanto è illegale questa foto?

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4 luglio

La marcia di avvicinamento a Mosca è stata piena di pensieri. La pioggia intermittente mi faceva compagnia mentre la campagna lasciava il posto al tessuto urbano. Io sono nato a Cignano, dove la vita è semplice: la provinciale attraversa il paese e ci sono solo due strade: a destra "stradelli mattina", a sinistra "stradelli sera". Da una parte sorge il sole, dall'altra tramonta. Come farò a districarmi nella città più grande d'Europa? Il mio piccolo insetto avanzava senza esitazione verso una città dove ufficiosamente vivono 20 milioni di abitanti. 4 anelli di tangenziali, vialoni da 6 corsie per senso di marcia. Già appena prima di arrivare alla periferia, accosto un attimo per controllare la strada e con la coda dell'occhio vedo una macchina della polizia che mi supera, salvo poi fermarsi e urlarmi al megafono in tono intimidatorio. Mi avvicino e vedo questo poliziotto anzianotto, grassissimo, incastrato tra il sedile e il volante, che continua a parlarmi in russo. Io naturalmente non capisco niente. Alla fine si decide a scendere. Con la mossa del giaguaro, si slaccia la cintura e scende. Guarda la targa del mio mezzo e a gesti, mi chiede se è tutto ok. Io alzo il pollice e poi riparto. Dalla periferia al centro dovrò percorrere ancora 40km. Nell'ora di punta. Semafori infiniti e traffico allucinante, anche se devo dire abbastanza disciplinato. All'ennesimo incolonnamento, scarto a destra, supero la riga e immediatamente, in fondo alla colonna, vedo una persona che sbuca da dietro un albero. Realizzo subito che è un poliziotto. Faccio finta di niente e mi riallineo ( avrò percorso 20 metri). Lui mi fa segno con la mano di venire avanti. Sento il mio deretano stringersi. Non è un buon segno. Sono due poliziotti in moto. Quello che mi ha fermato è giovane e mi fa i

complimenti
 

per la bella mossa (sempre in russo). Io gli dico in inglese che non parlo russo, lui guarda la targa e alla fine mi fa segno di andare. Ma forte, però! Proseguo, poco dopo passo davanti a un altro posto di blocco dove non capisco se mi intimano l'alt oppure no. La situazione era molto ambigua, ma io tiro dritto. Al massimo mi inseguiranno e mi spareranno. Fortunatamente non succede nulla. Arrivo finalmente all'albergo, parcheggio la Vespa di fronte, accostandola al marciapiede. Entro a fare il check-in, esco dopo tre minuti e c'è un altro poliziotto in moto vicino alla Vespa. Mi spiega che lì non posso parcheggiare perché intralcio. La sposto subito, non si preoccupi! Sono in città da un'ora e mi sono già fatto un sacco di amici! Ma dico, io... sarà sempre così qui? che ansia! Prima di cena viene a prelevarmi Konstantin Ognew, il presidente del VC Mosca, che avevo già conosciuto due anni fa, di passaggio a Salsomaggiore. Mi accompagna fino alla sede del Vespa Club, vicino al Gorkij Park. Il giovedì sera c'è il ritrovo settimanale dei ragazzi. Mi fanno una gran festa, mangiamo qualcosa, lascio a loro un'infinità di gadget vespistici, facciamo qualche foto e poi...si parte per la sciamata notturna. E non è una vera sciamata moscovita senza pioggia, infatti dopo 300 metri scoppia un temporale e ci rifugiamo in un sottopasso. Fortunatamente dopo 5 minuti si esaurisce. Proseguiamo visitando tutte le zone salienti del centro, poi per finire, birretta sgrassante e tutti a nanna. A piedi, perché qui la tolleranza per chi guida la moto è zero (come in Italia, del resto) solo che le pene sono molto dure. Konstantin mi spiega che fino a 5 anni fa a Mosca si poteva fare bene o male quello che si voleva. Adesso hanno installato centinaia di autovelox, migliaia di telecamere, non si può bere per strada e fare schiamazzi. A parte i poliziotti di ronda ( sempre in coppia e sempre ben identificabili) ci sono agenti in borghese che provvedono a sistemare chi non si comporta bene (soprattutto i turisti). Questa rigidità, rispetto all'arretratezza delle campagne, stride e non poco. Forse Mosca vuol dare l'impressione di essere una città al passo coi tempi, anche se in realtà è piena di contraddizioni.

 

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4 luglio / parte 2

Venerdì giornata molto impegnativa. Innanzitutto devo capire se il mio visto è prolungabile, quindi la mattina mi reco all'ambasciata italiana per avere notizie. Mi dicono che non è possibile, ma al tempo stesso apprendo che da alcuni giorni l'Italia è stata inclusa in una lista meno restrittiva per l'accesso ai turisti. C'è anche un'altra remota possibilità: che i visti per i tifosi vengano prolungati fino a fine anno come era successo per i mondiali di calcio alcuni anni fa. Staremo a vedere. Accompagnato dal presidente del Vespa Club, Konstantin Ognew, formidabile Cicerone, visitiamo il centro storico di Mosca: prima la cattedrale del Cristo Salvatore, dalle cui guglie si può ammirare il panorama circostante a 360°. Dopodiché ci rechiamo al Cremlino. Kosta dice che siamo molto fortunati, perché ci sono liste di attesa anche di 15 giorni, mentre invece col Covid, possiamo accedere direttamente. Effettivamente mi rendo conto che non ci sono turisti stranieri, da nessuna parte. In questo anno e mezzo, non potendo espatriare, i Russi hanno aumentato il turismo interno e sono andati alla scoperta del loro enorme paese. Il Cremlino è sede di importanti istituzioni governative della Russia, nonché della chiesa ortodossa. Visitiamo ben 4 chiese ormai trasformate in musei, poi ci gustiamo un gelato nei giardini prospicenti. Usciti dalla cittadella fortificata, scendiamo nella piazza Rossa, letteralmente invasa. Da tutta la Russia vengono persone solo per l'orgoglio di trovarsi qui. Si fanno foto nelle posizioni e nei luoghi più improbabili, pur di esibire uno scatto fuori dal comune. A volte sono proprio ridicoli! Abbiamo camminato tanto, si sono fatte le 16 ed è ora di mettere qualcosa sotto i denti. Ci spostiamo in via Nikolaskaja dove gustiamo un piatto di Borsch (zuppa tipica con verdure e carne, che si può fare in mille versioni), i blinis, molto simili alle omelette, in questo caso farcite ai funghi e formaggio e una bevanda molto gustosa, moderatamente alcolica, chiamata kwas.
Poco dopo ci incontriamo con Mimmo, il mio salvatore, colui che mi ha permesso di essere qui, ora. Prendiamo un caffè e poi io e Kosta andiamo a parcheggiare la macchina e a prendere la Vespa. Convinciamo Mimmo a rimanere per una scorribanda notturna. Io non seguo il calcio e sono diventato FAN, mentre lui per una sera diventerà vespista. Tra l'altro stasera si gioca la partita alla quale dovevo assistere: Spagna-Svizzera e forza Svizzera, anche se alla fine vinceranno gli spagnoli. Un altro gelato sulla terrazza che domina Mosca e poi tutti a casa. Ma prima, i ragazzi del Vespa Club mi regalano una simpatica matrioska. Wow! Era uno dei miei giochi preferiti quando eri bambino. La regalerò a mio figlio, così anche lui entrerà nel loop della contorsione mentale.
 
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5 luglio

Venerdì sera ho trovato ospitalità presso la famiglia di un membro del Vespa Club, Marcello Litovcenko. Inutile dire che sono stato ricevuto come una star. Tra l'altro la maggior parte dei russi ama lo stile, la cultura, la cucina e tutto quanto riguarda l'Italia. Avere un ospite italiano è per loro motivo di lustro e, dal canto mio, mi sono prodigato per cercare di spiegare come si vive in Italia, insegnando qualche frase al figlio maggiore Cirillo, che qualche parola mastica già, dato che ha studiato alcuni mesi a Jesolo.
Abitano nel quartiere Ostankinskij, proprio a due passi dalla torre per le telecomunicazioni che prende appunto il nome dal quartiere. La torre Ostankino è stata realizzata tra il 1963 e il 1967 in uno speciale calcestruzzo precompresso. Arriva all'altezza di 540,1 metri e per molti anni è stato il manufatto più alto del mondo. Tuttora mantiene il record di struttura autoportante più alta d'Europa. Da sotto è davvero impressionante che un edificio così possa stare in piedi, eppure si è calcolato che l'antenna potrebbe oscillare fino a 12 metri dal baricentro senza cadere. L'oscillazione massima fu nel 1998, con 6 metri. Durante i temporali, mediamente si schiantano sulla cima dai 20 ai 30 fulmini. Marcello dice che dalla sua finestra si vedono chiaramente.
Saliamo fino a 337. Fortunatamente è una bella giornata e si riesce a vedere fino a 60km di distanza. Da brividi l'esperienza di camminare su una lastra di vetro!
La sera vengo invitato a una gita in battello sul fiume Moscova. Ci sono diversi amici ad accompagnarmi. Partiamo dalla zona dello stadio e scendiamo la corrente fino ad arrivare nel centro cittadino, proprio sotto il Cremlino. Il tramonto condisce il tutto con un'aura di atmosfera speciale. Balliamo, beviamo, cantiamo, facciamo gli sciocchi e passano due ore di spensierata allegria.
Domenica con Konstantin programmiamo una gita all'esposizione delle conquiste dell'economia nazionale. Si trova a pochi passi dalla torre Ostankino ed è un'enorme area, costruita nel 1936, dove ci sono un centinaio di padiglioni, ognuno rappresentante le ex repubbliche sovietiche, ma non solo. È un grande parco dove le famiglie e gli sportivi vengono a passare il tempo. All'interno di esso c'è anche l'interessantissimo museo della cosmonautica. Tra l'altro quest'anno ricorre il 60° anniversario della messa in orbita di un uomo attorno alla Terra e vi è una bella retrospettiva dedicata a Jury Gagarin.
Nel padiglione adiacente, invece, una nuova mostra illustra la storia della prima automobile prodotta in Russia, la Moskovich. L'automobile nei primi anni era ad appannaggio di ministeri e industrie. Dopo la guerra, anche i privati potevano fare richiesta, ma i prezzi erano esorbitanti e le liste di attesa anche di 10 anni. Le auto russe non hanno mai spiccato per bellezza o personalità. Erano solo mezzo per trasportare le persone. La fabbrica chiuse i battenti con il crollo del regime sovietico.
Chiudo questo weekend lungo a Mosca con gli occhi lucidi di un bambino che guardava sui libri di scuola le foto in bianco e nero della Russia. Allora non si poteva andarci e, come sempre, quando una cosa non si può fare, diventa più desiderata. Adesso è tutto più semplice, ma il gusto della scoperta rimane tale e quale.
 
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6 luglio

Sguardo fisso ad est. (Cit. Augusto Daolio)
Prossima tappa: Kazan, 900km da Mosca. Lungo la strada M7, percorro 220km fino ad arrivare a Vladimir, ma lì faccio una deviazione di percorso di 25km arrivando a Sudzal. In questa cittadina c'è semplicemente il Cremlino più bello di Russia, patrimonio UNESCO fin dal 1992. Il monastero tra il 1943 e il 1946 fu anche un campo di concentramento per prigionieri italiani e romeni. I primi catturati sul fiume Don, gli altri a nord ovest di Stalingrado, successivamente anche soldati ungheresi. Nei primi tre mesi di prigionia, 2600 su 2800 prigionieri italiani morirono a causa di un'epidemia di tifo, della fame e delle temperature rigide.
Sapevo che nei dintorni vi era una fossa comune dove erano sepolti decine di nostri connazionali. La ricerca non è stata facile, in quanto la fossa si trova in un bosco, in un cimitero semi abbandonato, dove le sterpaglie sono alte anche due metri. Fortunatamente qualcuno si prende cura della lapide italiana, tenendola pulita e piantando fiori freschi. Vi è anche una fossa comune di soldati tedeschi. Probabilmente da un anno e mezzo a questa parte sono l'unico italiano che arriva fino qui. Ho voluto portare un saluto a questo soldati, che spogliati dalla divisa non erano altro che uomini, padri, mariti, italiani. Mandati a migliaia di chilometri a combattere con le scarpe di cartone e mai più tornati a riabbracciare i propri cari. L'Italia non vi dimentica!
La legge impone la riesumazione delle salme dopo 99 anni. Forse fra una ventina di anni essi torneranno finalmente all'amata patria.
Sudzal fu tanto cara al poeta Tonino Guerra, che spesso soggiornava da queste parti e proprio qui potè cogliere il significato della "malinconia russa". Lo scorso anno la città di Vladimir gli intitolò una mostra nel centenario della nascita. Una curiosa coincidenza è che Fabio De Luigi (testimonial ISAL) è il pronipote di Tonino Guerra. La vita è una ragnatela di coincidenze!
 
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8 luglio

Dopo Vladimir la strada non offre grandi attrattive. Incrocio un simpatico motociclista di nome Timur, da me simpaticamente ribattezzato "mongol". Abita a Jakutsk, il posto più freddo di Russia, dove in inverno mediamente si scende a -55°. In estate gli piace girare in moto per il suo paese, perché a casa si annoia. Sta rientrando da un viaggio in Abcasia (noi italiani non potremmo andarci, perché di fatto, dal 2013 vi è in corso un conflitto e ufficialmente questa regione, insieme all'Ossezia del sud è riconosciuta dalla Russia, ma non dalla Georgia).
Con spirito solidale, mi dà il suo numero e quello di altri due amici che abitano in città dove transiteró, garantendomi assistenza lungo il percorso. Poi mi dice di essere diretto anch'egli a Niznji Novgorod, perché dormirà da un suo amico. Mi scorta fino in città, mi trova un albergo economico e dopo esserci salutati, ci diamo appuntamento per il tardo pomeriggio per una vasca in centro.
Mi viene a prendere alle 18,30 in taxi con l'amico Dima, proveniente dalla sua stessa regione. Anche lui ha tratti asiatici. La scelta del taxi è per non rischiare la patente o peggio di finire in galera dopo aver bevuto un paio di birre. Si questo i Russi sono molto categorici e il taxi l'ho già sperimentato sia a San Pietroburgo che a Mosca.
Arrivati in città si unisce a noi il fratello di Dima, Piotr e a questo punto la combriccola è al completo. Iniziamo a passeggiare per le vie del centro, ma tutti i luoghi d'interesse sono in rifacimento. La città si sta facendo bella perché fra 45 giorni cade l'800° anniversario della fondazione e fervono i preparativi per renderla lustra a dovere.
Dopo un paio di birre, usciamo dal pub e i ragazzi si mettono a fumare sigarette in un vicolo. Chiedo perché non fumassero all'aperto e mi dicono che vicino a certi luoghi pubblici non si può. E poi abbiamo bevuto e la polizia ci potrebbe arrestare. Quest'ultima frase mi lascia un attimo perplesso. Chiedo perché ci dovrebbero arrestare, se non abbiamo fatto nulla di male. Alla fine mi spiegano che in passato sono successi episodi di violenza da parte delle forze dell'ordine contro certe etnie non russe (i miei amici hanno marcati lineamenti asiatici). Un po' come succede negli USA con le persone di colore, potrebbero incriminarli di qualcosa, aggrappandosi al fatto che fossero alticci.
Continuiamo a passeggiare tranquilli finché a Dima non viene l'idea di fare un giro con una splendida automobile Volga del 1958. Il giro dura pochissimo, ma termina sul lungo fiume, dove possiamo ammirare uno stupendo tramonto, divertendoci a lanciare pietre in acqua. A Nitzji Novgorod c'è la confluenza di due fiumi: il Volga e l'Oka e proprio in corrispondenza della confluenza sorge un importante porto fluviale. Dal lungo fiume sale una imponente scalinata (che mi dicono essere la più grande di Russia) che sale fino alla fortezza del Cremlino, sorta di una collina alluvionale del fiume.
La serata termina in un altro pub, dove guardiamo anche un breve spezzone di Italia-Spagna. Io e Timur decidiamo che la mattina seguente avremmo percorso insieme la strada verso Kazan. Appuntamento alle 9 al mio albergo.
Alle 8 bussano alla porta della camera. È lui, che con il suo savot-feer tira fuori un termos di caffè latte, si stende sull'altro letto, beve le due bottiglie d'acqua messe a disposizione dei clienti e infine caga come se non ci fosse un domani nel mio bagno. No, ma prego, fai pure! Alle 8,50 siamo pronti per partire. Percorriamo insieme circa 200 km a ritmo sostenuto. Il paesaggio cambia e ogni tanto si ammira il panorama dall'alto di qualche blanda collina. Poi ci perdiamo di vista e forse è meglio così, perché lui vorrebbe arrivare verso Ufa, ma io lo rallento.
Prima di Kazan ci sono dei saliscendi ripidi, dei valloni dove è bene chiudere il gas e fare attenzione a non prendere troppa velocità. L'ingresso in città è preceduto dal passaggio sul ponte che sovrasta il fiume Volga. Da qui si capisce l'imponenza del più grande corso d'acqua d'Europa.
Kazan, capitale della repubblica del Tartastan, città di moschee e minareti...ve ne parlerò nella prossima puntata.
 
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11 luglio

Una gita fuori porta.
Sabato prendiamo la macchina e con tutta la famiglia (cognata compresa) facciamo una trasferta a Joskár-olá (Città rossa), distante 150km da Kazan, nella Repubblica di Mari El (in italiano, dei Mari). Questa popolazione, di origine finnica, ovvero della Scandinavia, si insedió in questi boschi fin dal V secolo. Non si sa per quale motivo giunsero fin qui, ma riuscirono a stanziarvi vivendo di caccia e pesca. Questa regione, alla metà del XV secolo venne annessa al khanato di Kazan, ma con la conquista di Kazan da parte di Ivan il Terribile, passò sotto il dominio russo nel 1552. La città venne fondata nel 1584 e nel secondo dopoguerra divenne un importante polo industriale e nodo ferroviario. Con la caduta dell'Unione sovietica sprofondò in una profonda crisi, ma circa una quindicina di anni fa, il nuovo sindaco, persona che aveva viaggiato in lungo e in largo in Europa, decise di cambiare radicalmente l'aspetto della città. Il letto del fiume venne dragato, ottenendo un vasto bacino proprio in centro alla città, per sopperire a questo, furono scavate a monte e a valle dei vasi d'espansione per prevenire le piene. La zona golenale vicino al fiume venne interamente cementificata e costruita. Una copia del Cremlino di Mosca, e della Basilica di San Basilio spiccano nella piazza centrale, ma la fiera del kitsch è assortita dalle facciate dei palazzi che si affacciano sul fiume: infatti sembra di essere a Bruges, in Belgio. Qua e là vi sono statue in bronzo di re, vescovi e personaggi più o meno famosi. Le migliori sono una statua del principe Ranieri di Monaco e della moglie Grace Kelly, proprio di fronte alla casa dei matrimoni. Le coppie di sposi fanno a gara per venire qui a sposarsi e fare le foto, perché la coppia reale era ed è considerata sinonimo di perfezione coniugale. Ma la più clamorosa è la statua (tenetevi forte) di Lorenzo il Magnifico. Il sindaco la eresse perché Lorenzo il Magnifico fu l'artefice del rinascimento italiano e il sindaco, a modo suo, voleva essere il protagonista del rinascimento di Joskár-olá. Tutte queste spese e manifestazioni di opulenza non passarono certo inosservate al governo centrale e un bel (o brutto) giorno arrestò il sindaco e tutta la giunta comunale. Lui si difese dicendo che aveva fatto tutto ciò per portare il turismo in questa zona, ma fu condannato lo stesso. A dire il vero di turisti ce ne sono tanti. E il paradosso è che proprio dietro il centro ci sono i palazzoni brutti e sgualciti dell'Unione sovietica.
Un'altra invenzione dell'amministratore fu "il gatto di Joskár-olá". E anche questo personaggio vende tantissimi gadgets.
Naturalmente i lavori vennero interrotti, ma nessuno dei cittadini si è mai lamentato dei progetti della giunta, tutti credono nella loro buona fede e vorrebbero completare le opere.
Ci spostiamo al luna-park, dove facciamo un giro sulla ruota panoramica. Metto a prova i miei nervi, dato che soffro di vertigini, ma il panorama dall'alto è degno di nota. Una volta scesi, giriamo per le altre attrazioni del parco, che sono rimaste agli anni 60/70. Sono tutte però perfettamente funzionanti, anche se alcune emettono cigolii sinistri.
Nel medesimo parco vi è anche il monumento ai caduti della seconda guerra mondiale, però a me incuriosiscono altri due monumenti: quello che ricorda la guerra in Afghanistan e quello alle vittime di incidenti nucleari. La guerra in Afghanistan durò 10 anni ed è un fatto sconosciuto ai più qui in occidente. Sulle lapidi dei, quasi tutti i nomi dei caduti sono di ragazzi poco più che ventenni.
L'altra installazione invece celebra le vittime di 4 incidenti nucleari che sono successi in Russia negli ultimi 60 anni. Il più grave naturalmente è stato Chernobyl.
Se visitate la Russia, non fermatevi a San Pietroburgo o Mosca, andate in cerca di posti particolari, ce ne sono tanti, come questo, da scoprire. Certo, magari a noi italiani potrà sembrare strano, ma dove lo trovate un posto con una storia così particolare?214133008_10225924283359311_461994602066
 
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