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Miglior contributo in questa discussione

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Posto un altro pezzo del racconto.

E' diviso in due pezzi, il mattino e la sera del 17°giorno di viaggio

05 Agosto 2008 (Giorno 0 + 17)

Ormai siamo in pieno ritmo da ÔÇ£ritornoÔÇØ.

Le Vespe vengono caricate in pochi minuti. Colazione anche questa in pochi minuti, peraltro sarebbe anche difficile fermarsi più di quel tanto; ci danno pane ÔÇ£LavaschÔÇØ, Tchay (Thè), e Yogurt (Mast). Probabilmente nellÔÇÖ interno dellÔÇÖ Iran non cÔÇÖ è il meraviglioso rito della continental breakfast. Probabilmente lasciando Isfahan abbiamo finito con le pantagrueliche colazioni, chissà?

Lasciamo subito la città senza alcuna difficoltà dal momento che siamo già in periferia, e dalla parte giusta.

Ci addentriamo nel deserto, ma è un deserto particolare. In questo deserto non passano molti stranieri e lo si vede subito. Tutti ci guardano meravigliati; più del solito. E non per i mezzi particolari, ma perchè in effetti non vi sono macchine, ma solo tanti camion.

Molti lavori in corso e qualche incidente. Ci fermiamo per il senso alterno e regolarmente guadagniamo la prima fila e chiacchieriamo con gli operai che regolano il traffico.

Solite domande, solite risposte, solita partenza veloce per cercare di ritardare il più possibile il sorpasso delle corriere che passano a qualche centimetro, quasi noi non esistessimo.

Paesaggi mozzafiato che alternano deserto ciottoloso con sembianze lunari a predominanza di tratti sabbiosi, tuttavia senza dune.

Ma dobbiamo fare benzina. Non siamo eccessivamente preoccupati, abbiamo sempre qualche tanica piena (il problema semmai è quello di ricordarci se dentro cÔÇÖ è solo benzina o miscela).

Ci fermiamo in un punto topografico segnato sulla cartina come paese con pompa di benzina , ed in effetti è tale. Solo con centinaia di camion.

Al rifornimento il benzinaio non solo usa modi scortesi, ma innonda la mia vespa di benzina. Ne segue una discussione in due lingue con toni della voce in crescendo (anche perchè io capivo i suoi insulti e, non volendo rivelare la mia conoscenza della lingua, le mie risposte non erano certo da educanda). Ci allontaniamo dalla pompa di qualche metro per il solito rito dellÔÇÖ aggiunta dellÔÇÖ olio e del momento di riposo, quando si accosta una macchina con dei contrassegni ed alcune persone in una divisa mai vista fino a quel momento. Uno di questi (sembra il comandante della pattuglia), in borghese e con fare burbero e sbrigativo, ci chiede i passaporti e ci ordina di seguirlo al ÔÇ£ComandoÔÇØ.

Ahia, sembra vi sia odore di guai! Unica nota positiva il fatto che per percorrere le poche decine di metri ci abbia riconsegnato i nostri documenti.

Non potendo, e non volendo, fare altrimenti, lo seguiamo in una specie di castelletto con guardie armate allÔÇÖ esterno e sulle mura, con la caratteristica di essere alcune in una strana divisa ed altre in borghese.

Parcheggiamo le Vespe allÔÇÖ esterno e, non senza una certa apprensione, entriamo in caserma. Cosa succederà?

Ci fanno accomodare in uno spazioso ufficio. Ci chiedono i passaporti che fotocopiano. Controllano i visti. Chiedono informazioni sullÔÇÖ itinerario. Thè, frutta e biscotti e, dopo una mezzÔÇÖ oretta di conversazione, anche per certi aspetti mondana, il comandante ci ringrazia di avere trascorso il tempo con lui e di avergli permesso di addestrare il suo inglese. Ci tiene inoltre a precisare che la sua lingua è il francese. Durante il colloquio ha perso quellÔÇÖ aspetto burbero che aveva in strada e si dimostra invece ospite squisito. Ci dà indicazioni per raggiungere la nostra prossima meta e, dopo gli auguri di rito, ci accompagna allÔÇÖ esterno e ci saluta.

Mah! E io che al momento dellÔÇÖ ingresso in caserma mi vedevo allÔÇÖ interno del film ÔÇ£Fuga di mezzanotteÔÇØ.

Riprendiamo la strada. Dobbiamo raggiungere Takistan, poi Zanjan e quindi, attraverso le montagne, Tekab. Sono oltre 500 Km. Siamo già a mattina inoltrata e ne abbiamo percorsi solo un centinaio.

Non cÔÇÖè tempo da perdere.

Sempre la solita frase, ma questo è un viaggio per viaggiare!

.



.

..

A qualche km da Zenjan chiediamo ad uno degli usuali posti di polizia stradale informazioni sulla strada per Takht ÔÇô e ÔÇô Soleyman. La nostra preoccupazione è, essendo già le 16:30, di non riuscire a raggiungere la meta e quindi neanche un albergo. Ci dicono che mancano 180 Km alla località archeologica e che 40 Km oltre cÔÇÖè un paese con albergo e che, quindi, essendoci ancora almeno altre tre ore di luce, non ci sarebbe stato alcun problema. Io avevo i miei dubbi, ma dÔÇÖ altra parte cosa fare? Fermarsi a Zanjan creando un ritardo irrecuperabile sulla tabella di marcia? Giammai. Quindi: partiti!

Dopo qualche km, prima che la strada cominci a salire, breve sosta per qualche foto ad un paesaggio veramente suggestivo. Quindi io riparto.

CÔÇÖ è da dire che a tutte la soste avevamo preso lÔÇÖ abitudine che io, causa la ruota piccola da 8 pollici e la indiscutibile scarsa esperienza (quindi più lento), partivo per primo lasciando i 2 a fumarsi una sigaretta ed a raccontarsela. Solitamente dopo dopo qualche decina di minuti sentivo lÔÇÖ inconfondibile rumore della Vespa Rally di Alec che mi superava e si metteva davanti a me, per poi proseguire.

Quel giorno nonostante molti km percorsi non ero stato ancora superato. Benissimo. Voleva sicuramente dire che la mia progressione era stata ottimale e che ero riuscito a tenere i 2 indietro.

Dopo molti km, alle porte di un paese di alta montagna dal nome molto inglese: Dandy, i primi sospetti.

Che sia successo qualche cosa? Forse è meglio che mi fermi! DÔÇÖ altra parte ho sete (passavamo spesso il nostro tempo leggermente disidratati) ed ho anche poca benzina.

Sosta per il pieno. Che strano, era la prima volta che non facevamo il nostro ingresso con le tre vespe allineate che poi mettevamo in parallelo per il pieno.

Ma io mi avvantaggio poi vedremo. Dopo il pieno un salto dal ÔÇ£bibitaroÔÇØ e quindi, seduto sul marciapiede vicino alla Vespa, aspetto lÔÇÖ arrivo dei due.

Ma non arriva nessuno nonostante il tempo passi.

EÔÇÖ senzÔÇÖ altro successo qualche cosa. Ma cosa?

La rete cellulare non funziona. Ogni volta che si prova una voce di donna, velocissima e disturbatissima, dice cose che non riesco a capire, ma il significato è chiaro: non si telefona. Semmai qualche SMS. Ma anche mandando un messaggio, durante la guida, qualora anche il cellulare fosse acceso, nè si sente nè si può rispondere.

Quindi: aspettare!

Ma quanto?

E il tempo passa. Il sole comincia a scendere inesorabilmente in modo direttamente proporzionale allÔÇÖ aumento della mia ansia. Cosa devo fare? Deciso! Fra un quarto dÔÇÖ ora torno indietro a vedere cosa è successo. Faccio partire il cronometro.

Intanto mi godo i colori del tramonto che incalza.

Mancano pochi minuti alla scadenza. Ma cosa è quellÔÇÖ oggetto in fondo alla strada che sta avanzando? Mi sembra proprio una motocicletta. Potrebbe essere una vespa? Si potrebbe! Ma perchè una sola?

Mano a mano che si avvicina riconosco, inconfondibile, la sagoma della Rally di Hassan che si avvicina. Ma e Rob?

ÔÇ£Ha avuto un problema che a questÔÇÖ ora dovrebbe essere già riparato. Noi andiamo, lui ci raggiungerà fra un poÔÇÖÔÇØ. Con queste parole Hassan mi comunica che il ritardo è cosa passata. Partiamo verso il sito archeologico di Takht ÔÇô e Soleyman, il letto di Solimano. Che strano nome per uno dei più antichi luoghi di venerazione del sole e del fuoco?

Passiamo luoghi dalla bellezza incantevole; sempre più in alto. Le Vespe fanno indubbiamente fatica con la carburazione. Siamo intorno ai 3000 metri. Intorno ad Hassan e me montagne brulle, teleferiche e miniere. Ma miniere di cosa?

LÔÇÖ aria è sempre più frizzante. E continuiamo a salire. E poi scendere. E poi salire.

E il sole che invece scende sempre più.

E, dopo molto, arriviamo al sito che, a questÔÇÖ ora ci dicono essere già chiuso.

Ma noi speriamo in un albergo vicino. Chiediamo informazioni ad un giovane ben vestito con camicia bianca, cravatta nera ed in sandali. Mi dice che in quella zona non ci sono alberghi. Bisogna raggiungere Tekab a oltre 40 Km di distanza. Ormai è quasi buio. Veramente brutta notizia. Ma non come quella che mi comunica Hassan.

Rob ha mandato un SMS: ÔÇ£Danno più grave del previsto. Andate a cercare albergo. Comunicatemi nome ed indirizzo. Vi raggiungo più tardiÔÇØ.

La notizia di per se, in un contesto più ÔÇ£nostranoÔÇØ, non avrebbe dato più di quel tanto pensiero. Ma lì, in un posto tutto sommato ostile, le implicazioni potevano essere complicate. Immediatamente abbiamo comunicato le direzioni dei bivi indicati solamente da cartelli in caratteri Farsi, che Rob non avrebbe potuto interpretare.

Poi ci siamo buttati lungo la discesa che ci avrebbe portati al paese in modo da potere comunicare in tempi brevi lÔÇÖ indirizzo a Rob.

Intanto il buio era giunto, e con esso tutti i problemi di un percorso da affrontare con un faro anteriore (il mio) ed uno posteriore (Hassan) rotti, con il traffico che, dapprima inesistente, mano a mano che ci si avvicinava al paese, diventava sempre più importante.

Ma finalmente, dopo un tempo apparentemente interminabile, prima il cartello ÔÇ£Tekab 5 kmÔÇØ e poi le prime case e quindi i primi negozi. Con i primi negozi anche il ÔÇ£bibitaroÔÇØ. Subito alcuni acquisti per bere e mangiare qualche cosa. In fondo sono le 22:00.

Esco dal negozietto, mi avvicino alle vespe che nel frattempo, ÔÇ£as usualÔÇØ come direbbe un inglese, sono state attorniate da un gruppo di gente ed Hassan mi da la notizia che assume lÔÇÖ aspetto di una doccia fredda: ÔÇ£ CÔÇÖ è un SMS di Rob. Dice che il guasto è più serio, non riesce a vedere bene per la riparazione. Passa la notte lassù. Domani mattina aggiusta e viene giùÔÇØ.

Non è possibile. Non ha nessun senso lasciare il nostro amico lontano fra quelle montagne. Bisogna fare qualche cosa.

Intanto ci rendiamo conto che ad aumentare le difficoltà i locali parlano una lingua completamente incomprensibile. DÔÇÖ altra parte siamo nel cuore del Kurdistan iraniano.

Dobbiamo assolutamente andare a prendere Rob. Quindi organizziamoci.

Chiediamo a quelli che si sono riuniti attorno a noi di indicarci lÔÇÖ albergo (lÔÇÖ unico del paese e lÔÇÖ unico per un raggio di almeno 100 km). Quindi ci accordiamo per lÔÇÖ affitto di un furgone con cassone per il recupero della Vespa. Subito andiamo in albergo.

Da qui io (in fondo conosco il Farsi, in qualche modo riesco a capire o, per lo meno, farmi capire) dovrò raggiungere con i ÔÇ£nuovi amiciÔÇØ (una decina di persone) lÔÇÖ autista del furgone.

Chiedo ad Hassan di segnarsi il numero di targa della vettura sulla quale salgo. In fondo non sono molto tranquillo. Soprattutto da quando il gestore del meraviglioso (sic) Hotel Rangi ci ha chiesto cosa facessimo da stranieri da quelle parti e che loro non hanno bisogno di noi. Queste affermazioni hanno aumentato il livello di ansia anche nei confronti di Hassan che dovevo lasciare li. Ma non solo. Sono cominciati i cambi di vetture. Due volte. Ma perchè cambiare così tante macchine? Ancora non lo so, ma in quei momenti lo trovavo piuttosto inquietante.

Comunque alla fine troviamo il furgone con relativo autista. E partiamo.

Solo su quel viaggio, che scopriremo dopo essere di 160 km allÔÇÖ andata ed altrettanti al ritorno, potremmo scrivere innumerevoli pagine per tutta una serie di motivi, dal tè preparato guidando alle curve affrontate a velocità elevata, in discesa, e guardando dal lunotto posteriore.

Apprenderò durante quel viaggio alcune notizie inaspettate sulla questione curda ed anche che le innumerevoli miniere che costellano le montagne sono miniere dÔÇÖ oro. Che i due aspetti abbiano qualche nesso? Ma forse sono cattivo!

Ma riusciamo a raggiungere Roberto. EÔÇÖ vicino ad un paesino tipico con le case di fango. Disteso sopra la vespa ci sta aspettando (gli avevamo comunicato via SMS le nostre intenzioni).

Ci avviciniamo con il furgone ed iniziamo le manovre per caricare la vespa. Commento di Rob: ÔÇ£Mi sembra di essere ad un raid VOL!ÔÇØ. Io non ci sono mai stato e non ho capito, ma chi cÔÇÖè stato sicuramente capirà il senso della frase.

Una volta caricata la Vespa mi sono leggermente allontanato dal furgone perchè un oggetto per terra aveva attratto la mia attenzione. Non era niente. Ma tornando indietro ho guardato distrattamente il cielo.

Oh mio Dio! Ma cosa cÔÇÖ era lassù!

Quella notte ho visto tutte le stelle del cielo, e forse anche di più. Non credevo vi potesse essere uno spettacolo del genere.

Altre volte avevo visto la via lattea.

Ma mai così!



(continua)

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Posto un altro pezzo del racconto. Purtroppo si torna indietro di qualche giorno, ma scrivo secondo l' ispirazione. Scusate.

27 Luglio 2008 (Giorno 0 + 8)

Ebbene si.

Oggi se tutto va bene si entra in Iran.

Mentre facciamo colazione in terrazza al 7°piano dellÔÇÖ albergo, ammirando il panorama di Erzurum, cerchiamo, come ogni mattino, di calcolare i tempi e le distanze. Oggi dobbiamo passare il ÔÇ£borderÔÇØ con lÔÇÖ Iran.

Border ÔǪ.. che meravigliosa parola, ha un che di misterioso, sembra che al di là di questo border ci sia chissà che, forse un altro mondo. Decisamente è una parola che mi piace.

Ciò che ci piace di meno sono i resoconti dei viaggiatori che ci hanno preceduti. Parlavano di ore ed ore di attesa prima del permesso di ingresso in Iran. O, meglio, nella Repubblica Islamica dellÔÇÖ Iran.

Calcoliamo di giungere al confine verso le 16:00 meridiano di Istanbul. Forse un poÔÇÖ tardi. Comunque in caso di problemi a 30 Km prima cÔÇÖ è la città di Dogubayazid; eventualmente ci fermeremo lì per la notte.

Non abbiamo problemi a decidere il percorso poichè lo avevamo già pianificato a casa e, per il momento, non sono state eseguite variazioni.

Prima di lasciare il terrazzo, guardando verso il basso, notiamo una macchina parcheggiata con dei poster attaccati. EÔÇÖ una vettura che partecipa al Mongolia rally. Non sappiamo esattamente cosa sia. Ma abbiamo già visto altri partecipanti a questa manifestazione e, prima o poi, speriamo che qualcuno ci spieghi cosa è esattamente.

Carichiamo le Vespe, paghiamo il conto dellÔÇÖ albergo, andiamo a fare il pieno di benzina e partiamo. Ormai si è codificato questo ritmo e lo rispettiamo.

Questa volta uscire dalla città è più impegnativo del solito. Il traffico è intenso, le indicazioni non chiare e ci perdiamo. Fatichiamo un poÔÇÖ a trovare la direzione giusta e quindi ci troviamo in periferia e poi sulla strada verso Est.

La strada non è molto frequentata. Non vediamo più le file di mietitrebbiatrici che ci hanno accompagnato negli ultimi giorni. Pochi i camion ed ancora meno le macchine. E questa è una fortuna perchè improvvisamente, e non poteva essere altrimenti, vedo qualche cosa davanti a me che salta e subito la Vespa diventa ingovernabile. Ci metto un poÔÇÖ a realizzare cosa è successo, mentre penso anche che prima o poi cadrò e considero se è meglio mantenere lÔÇÖ andatura o rallentare e fermarmi, il tutto condito da una scarica di adrenalina che ho sentito anche sulla punta della lingua, sempre con la Vespa che va dove vuole. Quando capisco che è il portapacchi anteriore che si è staccato dai supporti superiori e si è appoggiata al cofano della ruota anteriore bloccando il normale movimento di libertà di questÔÇÖ ultima, si stacca completamente il portapacchi cadendo lateralmente sulla strada. A questo punto posso tranquillamente fermarmi con il completo recupero del dominio della Vespa.

Ci fermiamo ed eseguiamo i lavori per il ripristino della situazione serrando meglio le viti di supporto e sagomando meglio la ÔÇ£uÔÇØ di appoggio del portapacchi sullo scudo. Tale ÔÇ£sagomaturaÔÇØ si renderà necessaria ogni giorno per tutto il seguito del viaggio o, perlomeno, fino a quando si userà questo portapacchi. Ma questo lo vedremo più avanti.

Ripartiti.

Dopo lÔÇÖ ennesimo passo turco (i passi turchi non sono come quelli ai quali siamo abituati noi; sono una lenta, continua progressione verso lÔÇÖ alto, anche con pendenze impegnative, con poche curve e nessun tornante, ma con altezze molto alte, tutte sopra i 2000 metri che, a detta dellÔÇÖ esperto Roberto, mettono a dura prova i motori dei nostri mezzi) arriviamo alle prime case di Agri. Siamo nel cuore dellÔÇÖ Armenia turca. In quella zona dove vi è lÔÇÖ usanza, da parte dei ragazzini, come in Africa Orientale, di lanciare sassi contro gli stranieri di passaggio. Noi ci siamo già premuniti con qualche sasso lasciato sul pianale delle Vespe. Ma per il momento non vediamo movimenti ostili. Tutti i bambini sono più incuriositi dal nostro passaggio che animati da altre intenzioni. Attraversiamo così tutta la città, che non è un piccolo villaggio, piuttosto un grosso centro. Giungiamo in periferia. Al termine di un rettilineo, eccoli! Non è che abbiano un aspetto minaccioso, nè che ci guardino in modo speciale. Semplicemente sentiamo che si stà preparando qualche cosa. Infatti il paio di ragazzi sul ciglio della strada richiama quelli che stanno facendo il bagno in un fiume dove probabilmente il bacillo più piccolo è grande come un topo i quali salgono immediatamente sulla strada raccogliendo ognuno qualche sasso.

Acceleriamo e prendiamo in mano anche noi qualche sasso che lanciamo verso di loro non appena vediamo i primi sassi arrivare. Non subiamo danni particolari come dÔÇÖ altra parte loro.

A un centinaio di metri oltre ci dobbiamo fermare per il rifornimento. Non siamo preoccupati, ma neanche tranquilli. Non è che adesso arrivino vicino per sfogare la loro ostilità? Niente di tutto questo. Ci guardano per un attimo e poi riprendono tranquillamente il loro bagno. Evidentemente il gioco si esaurisce quando i mezzi si fermano. Mah?

Continuiamo. Mancano ancora molti chilometri.

Stiamo scendendo da un passo. Sarà lÔÇÖ ultimo paso turco dellÔÇÖ andata. Lo sappiamo. Alla fine della discesa ci sarà Dogubayazid.

Curva dopo curva aspettiamo di vederlo. Una delle tappe essenziali del viaggio. Lo abbiamo già visto su Internet nelle foto dei viaggiatori che sono passati prima di noi. E, come era da prevedere, dopo una curva eccolo là: il monte Ararat.

Sapevamo che una volta visto saremmo stati a qualche decina di chilometri dallÔÇÖ Iran. Infatti il cartello a fianco del distributore di benzina dove ci siamo fermati per pieno di benzina e di foto indica: Dogubayazid 15 Km Gurbulak (la città turca di confine) 45 Km.

Di corsa alla città più vicina. Dobbiamo raggiungere lÔÇÖ Izak Pashà una sorta di piccola reggia del 1600 solo recentemente ristrutturata, meta finale del 99 % del turismo che arriva fino a qui. Senza alcun dubbio troveremo altri turisti europei; magari qualche italiano.

Attraversiamo questa strana città fatta per metà di case e metà di caserme. La gente ci guarda più incuriosita del solito ed allÔÇÖ apparenza sembra ostile. La guida Lonely Planet la definisce una città di contrabbandieri. Sarà!

Noi prendiamo la strada in ripida salita che ci porta alla reggia che si vede già da lontano. Arrivati a questo posto scopriamo che sì è meta di turismo, ma quel giorno ci sono solo turchi. Le nostre aspettative di fare un poÔÇÖ i ganzi con gli italiani arrivati fino lì in viaggi aerei organizzati sono sfumate davanti ai dati di fatto. Lì vicino un campeggio e, tanta, ma tanta confusione.

Ripartiamo. Sbagliamo subito strada. Passiamo accanto ad una caserma che non finisce mai e dove notiamo che squadre di soldati stanno approfittando del nostro passaggio per eseguire manovre di difesa vicina da manuale.

Affrontiamo quindi la strada sul fianco sinistro di un monte e passiamo, senza degnarlo di uno sguardo, accanto al luogo di caduta di un meteorite (ho letto uno fra i più grandi).

Finita la leggera salita cÔÇÖè un rettilineo lungo qualche Km; a destra le case del paese. In fondo si cominciano a vedere le costruzioni del ÔÇ£BorderÔÇØ.

Ci siamo.

La frontiera turca.

Rallentiamo.

Ci fermiamo.

In quel momento una decina di individui che stavano allÔÇÖ ombra delle costruzioni, alla nostra vista, si avvicinano con mazzi di banconote in mano per proporre cambi ÔÇ£vantaggiosissimiÔÇØ che noi rifiutiamo. Rifiutiamo anche i loro servigi per le pratiche doganali turche. Su questo però dobbiamo ravvederci poichè le guardie turche, evidentemente avvezzi a qualche forma di arrotondamento dello stipendio, non ci degnano di uno sguardo. Rapido consulto. Decidiamo di non cedere al ricatto diretto. Meglio dare una mancia ad uno di questi disperati che ai doganieri che, spudoratamente, aspettano da noi qualche cosa.

Con lÔÇÖ aiuto di uno di questi le pratiche iniziano e si esauriscono nel giro di un paio di ore.

A questo punto ci troviamo di fronte ad un grande cancello verde.

EÔÇÖ la porta della Repubblica Islamica dellÔÇÖ Iran.

Ci viene aperta. Ci invitano a lasciare le Vespe sulla strada. Ci fanno accomodare in ufficio per il controllo dei passaporti e del visto. Sono molto gentili. Almeno fino ad ora.

Poi alla dogana per il timbro sul ÔÇ£Carnet de passage en douaneÔÇØ. Anche qui molto gentili.

Ci viene rilasciato un foglio con il riepilogo dei timbri di passaggio dei vari settori. Quindi la ripida discesa sul fondo dove, allÔÇÖ ultimo posto di blocco, ci ritirano i vari timbri e ci augurano il benvenuto in Iran. Tempo passato alla frontiera persiana: 45 minuti. E pensare che ci avevano descritto controlli anche di oltre 10 ore.

Siamo in Iran. Portiamo avanti lÔÇÖ orologio di una ora e mezzo per sincronizzarci sullo strano meridiano di Teheran.

Ripartiamo per Maku. Là dovremmo trovare un albergo.

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Un vero piacere leggerti sword!!!!

Il tuo racconto è semplicemente fantastico!!

Ahh dimenticavo!! Ricevuta la tua mail! :wink:

Ora sono io a scusarmi! :oops:

Spero che rimetterai presto in sesto il tuo fedele insetto per la prossima stagione, che ti vuole presente ad almeno un RAID per un racconto live e un birrozzo insieme!!!

Ciaooooo!!!! :o

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Un vero piacere leggerti sword!!!!

Il tuo racconto è semplicemente fantastico!!

Ahh dimenticavo!! Ricevuta la tua mail! :wink:

Ora sono io a scusarmi! :oops:

Spero che rimetterai presto in sesto il tuo fedele insetto per la prossima stagione, che ti vuole presente ad almeno un RAID per un racconto live e un birrozzo insieme!!!

Ciaooooo!!!! :o

Dimenticavo; le salite Turche!! Sono proprio come le hai descritte tu perfettamente! Delle vere e proprie spaccamotori!!

Ma non credevo fossero così anche sulle cime piu alte e remote!!! :shock:

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Esistono delle gite che iniziano alla mattina e la sera cÔÇÖè il ritorno.

EÔÇÖ bella la giornata di festa.

Si vorrebbe che la giornata non finisse.

Ed allora si organizza una pizza prima di salutare gli amici che ci hanno tenuto compagnia.

E dopo si cerca un locale per scambiare quattro chicchiere. E dopo..

Dopo finisce.

Ed è bello finire quando cÔÇÖè ancora qualche cosa da raccontarci.

Ed è bello salutarci quando cÔÇÖè ancora la voglia di stare insieme.

Così la prossima volta ci sarà una giornata altrettanto interessante.

Abbiamo avuto 23.000 accessi in tre mesi.

Penso che sia un buon obiettivo.

Dopo, posto qualche riga scritta sulla conclusione del viaggio. Sulla conclusione di quei pensieri liberi scritti nei ritagli di tempo. Scriverò anche a Lorenzo. Per ringraziarlo di tutto quello che ha fatto per questo viaggio e per averci messo far gli ÔÇ£importantiÔÇØ per così tanto tempo. Gli chiederò che ci trasferisca nella lista ÔÇ£DiscussioniÔÇØ per fare seguire a questo viaggio il suo naturale destino. Questo prima che tutti si stufino di vederci sempre là.

Naturalmente ringraziamo tutti quelli che ci hanno sostenuto nella discussione e quelli, e so che non sono pochi, che hanno seguito, e continuano a seguire la discussione.

Io, personalmente, ringrazio Alec e Rob. Due grandissimi Vespisti, ma soprattutto due grandi Persone.

Spero di potere conoscere qualcuno di Voi durante i Raid del prossimo anno.

Ciao!

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Cosa rimane alla fine di un viaggio così?

Adesso i festeggiamenti (si fa per dire) sono terminati. Si torna alla vita di tutti i giorni. Si riprende subito a lavorare, in fondo era il periodo di ferie.

Ed allora cosa cÔÇÖè?

Ricordi, sensazioni.

Ma poi, piano piano, nei giorni successivi cominci a fare il bilancio. E scopri che non ci sono solo i ricordi. E quelle che vivi non sono solo sensazionii. Ma una infinità di cose nuove. Ti accorgi che quelle due persone con le quali hai cominciato il viaggio da estranei sono diventate importanti. E ti dispiace, adesso, non vedersi più tutti i giorni. EÔÇÖ probabilmente nata una amicizia. E siccome è una amicizia che ha visto anche momenti duri, probabilmente sarà una amicizia che durerà per sempre. Speriamo!

E pensi anche agli stati dÔÇÖ animo. E pensi ai momenti che vorrai ricordare per sempre.

E ce ne sono tanti.

Ed allora pensi a quale sia il più intenso. Ma quale è?

Forse il momento della partenza, quando tutti ci hanno salutato e noi stavamo affrontando i primi metri di quella straordinaria avventura.

O la vista del primo minareto subito dopo il confine turco.

O il passo prima di Ankara preludio al lungo viaggio in quota.

O le lunghissime strade sugli altipiani.

O lÔÇÖ avvicinamento al confine con lÔÇÖ Iran.

O lÔÇÖ ingresso in Iran.

O la vista della mia casa di bambino ora abbandonata.

O lÔÇÖ ingresso a Teheran.

O la mia casa di Teheran.

O il deserto dellÔÇÖ Iran.

O il cielo di una notte sulle montagne dellÔÇÖ Iran.

O lÔÇÖ infinita, dolcissima solitudine di dieci e più ore in sella alla Vespa ogni giorno.

O i pensieri allÔÇÖ uscita dallÔÇÖ Iran.

O i paesaggi mozzafiato del Kurdistan turco.

O il ricongiungimento con strade già percorse, segno della via di casa.

O le braccia al cielo di Alec e Rob al passaggio sotto il posto di confine con lÔÇÖ Italia nonostante la pioggia battente che ci accompagnava da molti chilometri.

O la vista del cartello di ingresso a Udine.

Ma anche le paure, le gioie e tutte le altre sensazione dellÔÇÖ anima.

Ma anche la bellezza di avere trovato finalmente, a 5000 Km da casa, durante una triste giornata solitaria ad Isfahan, quello che cercavo da tanti anni. E scoprire che non era lì dove credevo, ma a casa, ÔǪ.. dove ero partito!

E sopra tutte lÔÇÖ arrivo vero e proprio.

Dove cÔÇÖ era la mia famiglia e gli amici.

E lÔÇÖ abbraccio di mio figlio. E i suoi occhi.

E poi i racconti.

E poi, e poi, e poi 

Ma quando inizia il prossimo viaggio?

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Sapevo che prima o poi...:(, Ciao Sword,grazie per le tante emozioni che mi hai trasmesso,un abbraccio e un bacio fortissimi,saluta i tuoi compagni d'avventura e Lorenzo(mitico).Se in futuro organizzi qualcosa d'altro fai in modo che si sappia.P.S.Un consiglio,con tutto il materiale che sicuramente avrai,fossi in te,proverei a scrivere un libro.

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Scriverò anche a Lorenzo. Gli chiederò che ci trasferisca nella lista ÔÇ£DiscussioniÔÇØ per fare seguire a questo viaggio il suo naturale destino. Questo prima che tutti si stufino di vederci sempre là.

Ci hai fatto sognare con i tuoi progetti. Hai avuto la determinazione per coinvolgere, oltre ai tuoi compari di ventura tante altre pesone.

Ora hai l'umiltà di chiedere di scendere dal "podio".

Non posso che accontentarti, certo di aver trovato in te un nuovo amico.

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Ciao Guido,

ho appena letto le tue ultime note, che ritengo conclusive, e ti rinnovo ancora i complimenti per la tua impresa e per la sensibilità con cui hai descritto le tue sensazioni e gli stati d'animo lungo il viaggio.

Ti saluto cordialmente e porta i miei saluti anche al papà e alla mamma e alle tue sorelle.

Ciao da tuo zio Paolo da Milano.

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Scriverò anche a Lorenzo. Gli chiederò che ci trasferisca nella lista ÔÇ£DiscussioniÔÇØ per fare seguire a questo viaggio il suo naturale destino. Questo prima che tutti si stufino di vederci sempre là.

Ci hai fatto sognare con i tuoi progetti. Hai avuto la determinazione per coinvolgere, oltre ai tuoi compari di ventura tante altre pesone.

Ora hai l'umiltà di chiedere di scendere dal "podio".

Non posso che accontentarti, certo di aver trovato in te un nuovo amico.

Quoto!!

Adesso manca solo una cosa per completare il tutto!

Si è vero, :lol: lo so...sono monotematico, ma spero che durante il lungo inverno vedrò apparire una bella gallery arricchita dagli scatti del trio!!

Ciao!!! :wink:

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Ciao ragazzi.

E' tantissimo che non vengo su vol... ma la vita in questo periodo (sinceramente anche prima del viaggio) mi è cambiata, e ha preso altre pieghe.

Quindi il tempo non c'è mai.

Ma questa volta scrivo per un motivo che ritengo molto importante.

In primis voglio ringraziare Guido per le belle parole.

E soprattutto volevo dirgli che non è vero che senza me e Rob non ci sarebbe stato nessun Iran; anzi senza Te, non ci sarebbe stato!

Altra cosa che ritengo importante (a proposito di foto), vi segnalo questa mostra fotografica che si terrà a Rivignano durante i festeggiamenti dei Santi.

Allego il programma!

Per chi abita in zona... può fare un salto... magari in Vespa! ;)

Ciao.

Alec.

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